In qualità di Presidente del Comitato di Quartiere di Fertilia-Arenosu ho la responsabilità di rappresentare e di essere portavoce di una comunità molto particolare, che raduna al suo interno culture, provenienze e storie alquanto diverse tra loro. Una comunità che per motivi storici, politici ed economici, ha dato prova di saper affrontare e superare tante difficoltà, riuscendo a ricostruire e gestire la propria realtà dando vita ad una nuova comunità eterogenea, lontana dai singoli luoghi di provenienza e dalle proprie radici culturali, ma fortemente identitaria e capace di mantenere vive le proprie peculiarità.
Una realtà che nasce dalla fondazione del villaggio Calich, precedente quindi alla Città di Fondazione di
Fertilia, ed è caratterizzata dall’arrivo di alcune delle famiglie trasferitesi dal Ferrarese e dal Polesine in
Sardegna per essere impiegate nelle opere di bonifica della Nurra e in quella della piana di Arborea. Una realtà complessa che comprende anche alcune famiglie di rimpatriati, arrivate in diversi momenti storici e da diversi luoghi, parte degli esuli arrivati dai territori italiani ceduti alla Jugoslavia nel dopoguerra, e che coinvolge tutte le famiglie sarde e algheresi che le hanno accolte.
Un’accoglienza compiuta e ancora oggi attuale. Un processo dinamico, inclusivo, irreversibile, che rientra appieno nel concetto di “comunità sostenibile”.
“Fertilia” è un esempio pratico di come si possa iniziare a creare quell’insieme, quel “noi” rappresentato dal punto centrale del “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto.
Per loro natura i processi, le relazioni tra persone che segnano e costituiscono la qualità della vita di una comunità non hanno una fine; lasciano traccia nelle generazioni successive e saranno alla base delle nuove scelte. Siamo tutti collegati. Siamo tutti frutto delle esperienze di chi ci ha formati e lo saremo per quelli che formeremo.
Anche questo incontro di oggi, per noi ha senso perché inserito in un programma organizzato di future azioni generative di nuove dinamiche sociali e culturali, atte a costruire una nuova consapevolezza e partecipazione, e che crediamo saranno in grado di trasformare i modelli esistenti in nuovi modelli improntati alla sostenibilità ambientale ed economica.
Non esiste un concetto concreto di sostenibilità ambientale che non includa obbligatoriamente la sostenibilità economica, l’economia circolare, la consapevolezza, e soprattutto la partecipazione attiva di tutti i cittadini che compongono una comunità.
È necessario iniziare seriamente ad ascoltare le esigenze delle nuove generazioni, perché non possiamo arrogarci il diritto di continuare a decidere per loro, compromettendo l’ambiente, consumando in modo scriteriato materie prime e indebitandoli senza via d’uscita, lasciandoli legati indissolubilmente ad una forma avvelenata di finanza, in cui per tutto, e per tutti, c’è un prezzo ma quasi niente ha un valore e in cui la produzione non contempla la qualità del prodotto e ci allontana sempre più da un modello di economia reale e sostenibile basata sul lavoro, il rispetto del lavoratore e dell’ambiente. E questo vale per tutte le professioni e per qualsiasi tipo di inquadramento lavorativo.
Nessun cambiamento che voglia innescare dinamiche virtuose, può essere imposto esclusivamente dalla politica, e di questo ci è testimone la storia. Allo stesso modo la storia ci insegna che le situazioni cambiano e che la realtà che ci circonda è dinamica.
La partecipazione, il coinvolgimento e la condivisione creano situazioni più stabili e i cambiamenti saranno fisiologici perché avverranno in una società eticamente sana e solida.
A questo bisogna aggiungere che le politiche a livello mondiale, più che essere guidate da un approccio etico, sono oggi guidate da equilibri economici sovranazionali che indirizzano e coinvolgono in modo globale tutte le forme di governo, generando una società globale in cui tutto è valutato esclusivamente in termini di efficienza e produttività, senza nessun tipo di prospettiva e senza alcuna tutela.
In questo contesto è necessario che l’impegno nella ricerca di un cambiamento su grande scala, sia fondato su un lavoro d’insieme di più strategie locali e dall’attuazione di cambiamenti a livello personale, iniziando dalle nostre più semplici abitudini.
Un cambiamento che deve nascere in ogni singola piccola comunità e che trovi le sue radici nella consapevolezza, nella responsabilità e nell’onestà intellettuale di ogni singolo attore.
Dobbiamo e possiamo lavorare affinché questo cambiamento possa essere generato anche nella piccola ma complessa comunità di Fertilia, cercando di essere nuovamente un laboratorio sociale in cui attuare una rigenerazione urbana capace di ospitare il seme della sostenibilità in tutti i campi.
In quest’ottica la comunità di Fertilia ha intrapreso un percorso collaborativo con il dipartimento di Architettura Design e Urbanistica dell’università di Sassari, siglando un protocollo d’intesa.
In quest’ottica stiamo lavorando ad un rapporto collaborativo e di fiducia col Parco Regionale di Porto Conte, sviluppando per Fertilia il ruolo di “porta del Parco”.
In quest’ottica ci stiamo proponendo all’Amministrazione Comunale come ponte tra le esigenze della cittadinanza e l’Amministrazione, dando vita ad una reale partecipazione nelle scelte relative al territorio.
E infine, è in quest’ottica che la comunità di Fertilia si sta impegnando nel coinvolgimento delle scuole e quindi nella crescita personale delle generazioni che rappresenteranno il nostro futuro chiedendo che vengano portati con coerenza e continuità all’interno dei programmi scolastici tutti i punti dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, che rappresentano una nuova consapevolezza dalla quale far nascere nuovi progetti, idee e azioni, a difesa e nel rispetto del nostro ambiente e dei nostri figli.
CdQ Fertilia-Arenosu
il presidente
Arch. Luca Rondoni